venerdì 7 dicembre 2012

Dopo le Primarie, i doveri della cittadinanza

Nel breve commento che ho scritto per il nuovo blog dell’Istituto Gramsci di Torino all’indomani delle primarie del 25 novembre - 2 dicembre 2012  potete trovare qualcuna delle mie idee sulla politica e sulla democrazia.


Adesso abbiamo davanti il problema del governo. Anzi forse  qualcosa di più. Ricostruire la fiducia tra politica e cittadini o, più modestamente,  ridurre la sfiducia. Su questo punto  nelle primarie si sono confrontate diverse posizioni e proposte.  Su questo punto, a mio parere, la discussione merita di continuare.




E’ una discussione che avrà un versante immediatamente politico:  se e quale nuova legge elettorale, quali scelte per la selezione democratica delle candidature a partire dalle imminenti elezioni politiche e anche quale forma dare al pluralismo  – al nuovo pluralismo – che è emerso nelle primarie e che richiederebbe, per non essere umiliato,  una soluzione diversa da quella correntizia. E come regolare in coerenza rigorosa con gli standard europei  i costi della politica.

E’ al tempo stesso una discussione che ha un versante istituzionale:  la democrazia rappresentativa,  il ruolo delle istituzioni elettive, il sistema delle autonomie,  i partiti,  la rappresentanza della società civile, la democrazia e l’unità sindacale.

E’ una discussione che ha anche un versante più profondo, un versante , se nessuno si offende per la parola, culturale.

E’ facile dire che bisogna chiudere con il ventennio berlusconiano. Anche se per serietà ed efficacia bisognerebbe guardare con cura al berlusconismo che è in noi e cominciare di lì la bonifica dei linguaggi e degli stessi stili di comunicazione.

Forse è necessario guardare più a fondo: a partire dagli anni ottanta abbiamo assistito nel mondo ad una straordinaria affermazione del tema della libertà e dei diritti. Non a torto si è parlato di una vera e propria età dei diritti. E’ stata una rottura che ha avuto un valore straordinario e che , come tante analisi hanno accertato, ha contribuito oltre che a un impetuoso sviluppo economico anche ad una straordinaria crescita della democrazia e dello stato di diritto nel mondo.

Ma così facendo la democrazia si è via via separata dalla repubblica, la sfera dei diritti da quella dei doveri.

E si è perso quello che pure la Costituzione dice con chiarezza: la partecipazione politica non solo come diritto ma come dovere dei cittadini.

Io penso che questa sia la sola base sulla quale sia possibile ricostruire quella specifica  moralità della politica espressa dalla parola responsabilità, la cui premessa è che solo i doveri della cittadinanza possono garantire i diritti dei cittadini.

Se non partiamo da qui mi sembra davvero difficile proporsi un’alternativa coerente alla demagogia e al populismo.”